Lo Tsunami Sociale Post-Covid

Marco Forconi
4 min readApr 29, 2021

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Il covid-19 ha colpito tutto il mondo, ma in questo articolo vorrei focalizzare il mio pensiero sul belpaese, riportando quello che molti osservatori affermano essere un vero e proprio Tsunami sociale che manifesterà tutta la sua potenza devastante entro breve tempo.

Nel momento in cui sto scrivendo queste righe, molte regioni stanno nuovamente acquisendo libertà di movimento, graduale riapertura delle attività di ogni tipo e genere, sebbene con varie limitazioni.

La campagna vaccinale continua a procedere, seppure tra molteplici difficoltà e incertezze, garantendo un incremento costante che lascia intravedere sempre più l'avvicinamento di una vasta area di popolazione protetta dagli effetti devastanti del covid-19.

Insomma, per usare una frase banale, sembra che stiamo per incominciare a vedere la luce in fondo al tunnel, riappropriarci delle nostre vite, della nostra libertà, del nostro vivere insieme, della socialità, gli affetti e, perché no, il ritorno a quel lavoro che magari prima della pandemia abbiamo così tanto denigrato.

Eppure c'è un aspetto che sembra passare sotto traccia, non visto dalla maggior parte delle persone e non ascoltato praticamente da nessuno, meno che mai da chi dovrebbe governare il nostro paese, cioè i politici, impegnati come sono ad apparire i Paladini dei diritti dei cittadini.

Il mio articolo non parla di politica, quindi non mi soffermerò oltre su questo, perché credo che tutti abbiamo una precisa idea e valutazione di quanto è accaduto e sta accadendo, responsabilità comprese.

No, il problema a cui mi riferisco è quello a cui questi signori non prestano assolutamente attenzione, e quello di cui i telegiornali non parlano mai, è quello di cui i talk show più popolari strumentalizzano con immagini ad effetto, per poi passare disinvoltamente al gossip o alla pubblicità della nuova, ennesima, vettura.

Il titolo del mio articolo parla di uno tsunami, quello dell'impatto sociale, che farà vedere i suoi effetti soltanto quando inizieremo a percepire l'illusoria sensazione di essere fuori dal tunnel solo perché potremmo tornare alla convivialità in un ristorante senza limiti di orario, oppure a ragionarci e urlare in massa ad una partita di calcio allo stadio o durante un concerto rock.

L'impatto sociale a cui mi riferisco e quello delle aziende che sono fallite o chiuse o all'incremento dei nuovi poveri che si sono scoperti tali a causa della pandemia. Parliamo anche di persone che avevano un lavoro, che lo hanno perso, integralmente o parzialmente, o che semplicemente non è stato sufficiente a garantire loro una sopravvivenza dignitosa.

Ora, al di là del buonismo delle parole, distribuito come caramelle ai bambini, soprattutto sui social network, c'è una verità scomoda di fondo: le persone sono egoiste.

Non c'è assolutamente niente di male in questo, perché la società moderna ci ha portato a chiuderci nelle nostre torri di (falso) benesssere, blindando ogni possibile attacco da parte di chi potrebbe venire a chiederci aiuto, andando ad erodere le nostre risorse finanziarie o economiche.

Inutile nascondersi dietro un dito: quando alle persone vai a toccare il portafogli, la gentilezza e la disponibilità, quasi magicamente, scompaiono.

Ecco quindi che questa massa di nuovi poveri non potrà che andare ad esacerbare ulteriormente i rapporti e le tensioni sociali già esasperate da quanto è accaduto e che ancora ci accompagna nel nostro percorso di vita.

Prima di vedere gli effetti di una ripresa, di un piano europeo, dell' impiego dei fondi eccetera eccetera occorreranno anni, esempre che la nostra classe politica si dimostri all’altezza della situazione (cosa in cui credo davvero poco…)

Ma nel frattempo le esigenze quotidiane dei singoli non potranno più essere taciute.

E’ ovvio che la fotografia sociale del nostro paese non sarà più quella del 2019 che, sebbene già in fortissima crisi, non manifestava ancora le criticità che ci sono piombate addosso e che delle future conseguenze.

Sto parlando al plurale perché nessuno sarà escluso da questo impatto, non è possibile fuggire da uno tsunami di dimensioni così grandi, perché le singole onde che contribuiranno a renderlo gigantesco, sono costituite dalle persone che incontriamo tutti i giorni per la strada, non da alieni.

Gli stili di vita cambieranno, gli eccessi di spesa saranno ridimensionati, i risparmi dovranno essere studiati con più cura così come gli investimenti.

Il Welfare sociale, concetto poco sentito e ancor meno strutturato nel nostro paese, se togliamo l’aspetto della sanità pubblica che , tra alti e bassi, funziona, chiederà conto di questo crollo fisico di una ampia parte della popolazione, che si manifesterà come una vera e propria voragine sociale che, oltre a inghiottire importanti fasce della popolazione, renderà instabile anche tutto il perimetro della voragine stessa, generando ulteriori incertezze.

Posso comprendere che questo articolo appaia come un anatema catastrofistico, ma posso assicurare che il mio intento è esattamente l'opposto, anche perché sono una persona estremamente ottimista e, nonostante le tante ferite che ho ricevuto dagli esseri umani, continuo a credere che la maggior parte delle persone siano buone e generose, disposte ad aiutarsi e soprattutto ad aiutare le persone meno fortunate.

Non sto parlando di fare donazioni o altro, mi riferisco al fatto di iniziare a pensare ad un mondo in cui l'equità sociale non sia dovuta per decreto legge e tanto meno si debba costringere le persone ad elemosinare un minimo di sostentamento.

Il senso delle mie parole è un invito a rendersi conto che quando usciremo dal covid in modo definitivo, non potremo mai tornare ad essere quelli che eravamo prima.

Le conseguenze di una pandemia non sono misurabili nel breve periodo, ne vedremo gli effetti nei prossimi anni, ma di sicuro nell'immediato ci troveremo davanti ad una situazione molto complicata come quella dello tsunami sociale che, purtroppo, è inevitabile che si vada a manifestare.

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